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Sostituzioni alifatiche

Con il termine di sostituzione nucleofila alifatica si intende quel processo in cui un gruppo nucleofilo, che può essere carico o neutro, attacca un substrato che contiene un gruppo uscente, di fatto sostituendolo.


Le reazioni di sostituzione ad un C saturo possono essere introdotte a partire da quelle di eliminazione, come già visto nel post “Reazioni di eliminazione e addizione”; infatti, mentre le prime vedono un attacco del nucleofilo al C, le seconde vedono un attacco del nucleofilo al H. Questo dualismo è possibile per il fatto che spesso, ma non sempre, nucleofilia e basicità vanno di pari passo: esistono però basi non nucleofile (LDA) e nucleofili non basici (I-).

Le reazioni di sostituzione nucleofila alifatica possono essere spiegate sulla base dei seguenti punti:
  1. Meccanismo di reazione;
  2. Natura del nucleofilo;
  3. Natura del substrato;
  4. Natura del gruppo uscente
  5. Natura del solvente.

Meccanismo

Le reazioni SN possono essere classificate sulla base del loro meccanismo in SN1 e SN2. Il primo è un meccanismo del primo ordine, la cui cinetica v=k[substrato] dipende solo dal reagente e non dal tipo o concentrazione del nucleofilo. In questo meccanismi vi sono due processi tandem: il primo, lento, che vede il distacco del gruppo uscente (LG) e il secondo rapido che vede l’attacco del nucleofilo. La specie intermedia tra questi due processi è il carbocatione: pertanto il meccanismo è tanto più probabile quanto più stabile è il carbocatione che si forma. Derivati allilici, benzilici, terbutilici tendono a sostituire secondo questo meccanismo.


Il meccanismo SN2, invece, non ha intermedi, ma un solo stato di transizione: tutti i legami si formano allo stesso momento, pertanto si tratta di un meccanismo concertato, la cui cinetica v=k[Nu][substrato] dipende sia dalla forza del Nucleofilo sia dalla sua concentrazione al pari di quelle del substrato.


Winstein cercò di introdurre l’idea che SN1 e SN2 fossero i due estremi dei meccanismi si sostituzione nucleofila ad un C saturo, suggerendo che la rottura del legame C-LG avvenisse in diversi step:
i)     Stato iniziale: reagente
ii)    Coppia ionica intima, tenuta insieme dal solvente
iii)  Coppia ionica separata: ogni ione solvatato dal solvente, ma gli ioni sono ancora legati da forze elettrostatiche
iv)  Ioni liberi: rottura totale del legame.


Jencks propose quindi tutta una serie di meccanismi intermedi tra SN1 e SN2, con tempi di vita sempre più corti del carbocatione intermedio e con uno stato di transizione che è via via più concertato fino al cosiddetto “exploded TS” tipico della SN2.


Nucleofilo

Come già visto nell’introduzione, la natura del nucleofilo è essenziale per decidere la via tra eliminazione e sostituzione: vi è una sorta di competizione tra basicità e nucleofilia del nucleofilo. Come già accennato, un’ammide ingombrata come LDA o un alcossido ingombrato tipo t-BuO- sono basi forti e per niente nucleofili; tuttavia basi come I-, Br-, RS- sono molto più nucleofili e basi più deboli. Inoltre vi è la questione dell’atomo nucleofilo: più è soft, meno elettronegativo, più è predisposto a comportarsi da nucleofilo anziché da base (differenza tra alcossidi e tiolati).

Substrato

La natura del substrato viene misurata in termini di contributi elettronici e sterici.
Il primo riguarda la stabilità del carbocatione e, per il postulato di Hammond, in una reazione endoergonica la velocità di formazione di un intermedio dipende dalla sua stabilità relativa: ecco perché se il carbocatione è stabilizzato il meccanismo più probabile sarà la SN1, come visto sopra.
Gli effetti sterici contano tantissimo al punto da impedire uno o l’altro meccanismo: si veda l’esempio del t-BuOH in presenza di nucleofili come Br-, dà ESCLUSIVAMENTE SN1, mai SN2 a causa di ingombro sterico.
Valutando le costanti cinetiche relative, si può dimostrare che per un derivato primario la SN2 è il meccanismo preferito, per i terziari lo è la SN1. Il caso dei C secondari è intermedio ed è facilmente influenzato da sostituenti o gruppi insaturi coniugati.

Gruppo uscente

La natura del gruppo uscente è molto importante. Gruppi uscenti molto buoni sono i solfonati, alogenuri soft quali ioduro e bromuro; ma è possibile facilitare l’uscita di LG altrimenti pessimi come OH, oppure OR, tramite aggiunta di un acido di Lewis o Brönsted: infatti H2O è un buon gruppo uscente, così come ROH.

Solvente

Infine, siamo arrivati al ruolo del solvente: i solventi possono essere grossomodo classificati in

i)     Solventi polari protici: sono in grado di stabilizzare sia i cationi che gli anioni, pertanto sono utili per guidare il meccanismo verso un SN1. Tipici esempi sono gli alcoli e l’acqua: questi stabilizzano molto il TS di una SN1, ma non quello di una SN2; al contrario in una SN2 sono stabilizzati i reagenti e i prodotti, stabilizzando solo lievemente il TS neutro. La somma di questi effetti fa capire come solventi polari protici spingano verso una SN1. Negli alogenuri il più nucleofilo è I-.

ii) Solventi dipolari aprotici: questi possono stabilizzare solamente i cationi e sono principalmente DMSO, DMF e HMPA. Il risultato è che si hanno dei nucleofili non solvatati, “nudi”, che sono estremamente più nucleofili e la reazione preferita è la SN2. In questi solventi la scala di reattività degli alogeni è invertita: F- diventa più nucleofilo, così come in fase gassosa.


iii)  Solventi apolari aprotici: non stabilizzano gli ioni che quindi sono nudi, tuttavia sciolgono anche meno reagenti carichi. Al contempo costano meno e sono facili da rimuovere. Quindi, volendo comunque usare dei solventi di questo tipo, si può effettuare una PTC con sali di tetrabutilammonio o con eteri corona.

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