Passa ai contenuti principali

LEDs: What A Wonderful World

LEDs: Light-Emitting Diodes


Chi di noi non ha mai sentito parlare di LED, ovverosia Light-Emitting Diodes? Questi gioielli sono quanto più sublime l'elettronica abbia mai sfornato. Vengono utilizzati ovunque: nei televisori, nei semafori e nei display dei nostri smartphone. Ma cosa sono esattamente? Vediamo di scoprirli man mano nel dettaglio.

Sono sicuramente dispositivi per l'emissione di luce, come dice il nome, ma hanno una caratteristica fondamentale rispetto ad una lampadina normale. Le lampadine al tungsteno in commercio hanno un enorme problema: funzionano ad incandescenza, cioè il filamento viene attraversato da corrente, reso incandescente e quindi comincia a brillare. Il risultato è che il 90% della corrente usata viene sprecata sotto forma di calore, anziché di luce.
Un LED sfrutta un fenomeno completamente diverso, ossia l'elettroluminescenza, che consiste nell'applicare un voltaggio tra due elettrodi che comprendono un HTL, un ETL e uno strato di ricombinazione delle cariche (l'ultimo è facoltativo). Dunque uno schema di un tipico LED è il seguente:


Applicando un voltaggio, si arricchisce il catodo di elettroni e l'anodo si arricchisce di buche (accettiamo il formalismo delle buche); questi portatori di carica entrano negli strati Electron Transporting Layer e Hole Transporting Layer per essere, appunto, trasportati verso la giunzione. Qui, alla giunzione, le cariche di segno opposto si ricombinano generando calore e luce. È proprio questa luce che vediamo quando un LED è acceso; e il calore? Il calore è esattamente quello che vogliamo studiare: ecco perché i chimici passano ore ed ore a provare a sintetizzare sostanze utili a questo scopo.
Il problema, insito in un dispositivo del genere, è che gli elettroni sono attratti dall'anodo e le buche dal catodo; ma dobbiamo prevenire che queste vi arrivino. Perché? Devono ricombinarsi alla giunzione, per dare segnale luminoso! Quindi, sempre i chimici passano ore ed ore a cercare sostanze utili per l'HTL e l'ETL, che sono gli strati che più influenzano la mobilità delle cariche.

Quello appena mostrato è il dispositivo LED più semplice e pratico, ma vi sono anche LED con un solo strato tra gli elettrodi, o con addirittura tre! Con uno strato si hanno pochi parametri da mettere appunto, quindi sono poco adattabili, mentre con tre si hanno troppi parametri da controllare! Di solito si parte da un doppio strato, come quello nell'immagine, e poi si cerca di perfezionarlo tramite l'aggiunta di sostanze dopanti o che favoriscano la ricombinazione (ad esempio peggiorando la mobilità delle cariche).

Uno adesso può chiedersi: "E quindi? Che vantaggio mi danno?". La risposta è semplice: "Sfruttando transizioni elettroniche in complessi si possono scegliere le sostanze per ottenere un particolare colore! Inoltre sono estremamente meno costosi perché più efficaci delle lampadine ad incandescenza. Costa poco fabbricare gli OLED, che sono LED che sfruttano sostanze organiche". Infine, si può fare questo:

Gli svantaggi? Purtroppo sono facilmente deteriorabile, specialmente quelli organici: intorno a 130°C cominciano a decomporsi le sostanze usate.

Pensiamoci: sul telecomando hai un LED a infrarossi, sul pc hai un monitor ai LED, sul televisore hai i LED... Cosa? Non ce li hai?? Sai che i LED permettono di avere i televisori più piatti in assoluto perché non hanno bisogno di retroilluminazione (come visto producono luce da sé); gli LCD sono fantastici, ma senza retroilluminazione non funzionano!!

Nel caso interessati a numeri ed esempi, possiamo fornirvi parecchi dati, articoli scientifici e recensioni in merito.

Commenti

Post popolari in questo blog

Le reazioni pericicliche

Le reazioni pericicliche sono qualcosa di astratto che, a parer mio, ogni chimico dovrebbe guardare con sospetto: voglio dire, sono reazioni che avvengono inaspettatamente e il più delle volte quando uno non se le aspetta nemmeno. Prendete Wittig, ad esempio: il suo [1,2] Rearrangement del 1942 è stato oggetto di studio per diversi anni, ma lui sicuramente non l'aveva cercato, gli era capitato. Wittig stesso provò a render conto di tale riarrangiamento, supponendo un meccanismo radicalico in cui l'intermedio era presente come sale di litio al carbonio; questo subiva la rottura del legame O-R1 generando un radicalanione che riarrangiava nella forma più stabile con la carica negativa sull'O più elettronegativo di C. Questa breve introduzione semplicemente per dimostrare che le reazioni pericicliche sono molto difficili da studiare in tutti i loro aspetti e da prevedere al 100%. Tuttavia ci sono diversi approcci che permettono di studiarle e di razionalizzarle...

Le reazioni di eliminazione ed addizione

Le reazioni di eliminazione ed addizione possono essere considerate le une l’inverso delle altre ed un esempio lampante è l’idratazione di un alchene. È molto interessante introdurre le reazioni di eliminazione a partire da quelle di sostituzione: quando un nucleofilo preferisce attaccare un H rispetto ad un C ci si sposta verso una reazione di eliminazione. Un esempio classico in cui l’eliminazione è molto importante è quello del t-BuBr: in condizioni basiche acquose, l’OH - non può attaccare il C terziario a causa dell’ingombro sterico e quindi si comporta da base strappando un protone da un CH 3 , e con processo di eliminazione concertato dà l’isobutene. Tuttavia, se partiamo dal t-BuOH, in acido bromidrico si ha un processo di sostituzione S N 1. Si vede quindi che se il centro di attacco del nucleofilo è il C si tratta di sostituzione, mentre se è un H è un processo di eliminazione. È chiaramente possibile dirigere il processo verso eliminazione con: Nucleo...

Le reazioni di ossidazione in chimica organica

Con il termine ossidazione si possono racchiudere 3 diversi processi e in particolare Rimozione di un elettrone da un substrato Rimozione di atomi di idrogeno da un substrato Aggiunta di atomi di ossigeno ad un substrato   Tuttavia, in chimica organica, è interessante vedere questa classe di reazioni come necessaria per cambiare il livello di ossidazione di una molecola. I composti organici vengono classificati anche in base al loro livello di ossidazione. All’interno di uno stesso livello, le interconversioni sono semplici e non richiedono reattivi ossidanti o riducenti; tuttavia, nel caso sia necessario passare da un livello di ossidazione ad un altro sono necessarie le reazioni di ossidoriduzione. In chimica organica, un’ossidazione può essere usata per migliorare la reattività di un substrato (quale la piridina), oppure per risolvere una miscela racemica nel caso si usi un ossidante chirale, oppure ancora per la sintesi vera e propria (come la creazione di ...